[RACCONTI IN 15 MINUTI] LENTA DISCESA NELLA FOLLIA

horrorgraveyard

Era una notte buia, senza luna e senza stelle. Il canto dei grilli riempiva l’aria vuota. Il cimitero era vuoto e desolato, scosso solo da terribili folate di vento che piegavano anche i rami più resistenti. Il lamento del vento si faceva sempre più forte fino a diventare assordante. Passi leggeri ed irregolari, a malapena udibili in quel tormento. Il suono impercettibile dei passi continua ad occupare l’aria venendo raggiunto da un cigolio di ruote. Scossoni delle ruote sopra i pezzi più accidentati seguiti dagli stessi passi irregolari. Fiori secchi vengono trasportati via in quel turbine di vento insieme a cartacce e rifiuti. Un bastone da rifiuti li ancora al terreno e li getta nel bidone montato sopra le ruote ma il vento li trasporta subito via rendendo inutile il lavoro. Il vecchio custode imprecò coperto dal vento e continuò il suo inutile lavoro.

Finalmente quel terribile vento sembrava essersi calmato per la gioia del custode che poteva raccogliere i rifiuti in tranquillità. Continuava ad aggirarsi tranquillo tra le tombe quando realizzò che il vento era sparito ma l’insolito lamento continuava incessante.

Il custode si fermò per tentare di capire la sorgente di quel lamento ma era distribuito attorno a lui in maniera equa. Continuò a far cigolare il suo carretto che per quanto irritante non lo infastidiva quanto quel lamento. Sapeva benissimo da dove proveniva il cigolio, ci era abituato, ma al lamento no. Gli scosse tremendamente i nervi ed imprecò di nuovo, questa volta senza essere coperto dal sibilo del vento. Riecheggiò per la terra desolata ed il lamento continuava incessantemente. Un nuovo strumento stava però per aggiungersi a quella sinfonia dell’orrore.

Un suono di percussioni, tonfo e sordo. Dapprima quasi impercettibile poi sempre più rumoroso, come se la terra stessa si stesse scuotendo irritata da quel lamento. Il custode, forse suggestionato da questi pensieri e forse da quel bicchierino di troppo, vide per davvero la terra muoversi.

Si arrestò all’istante e si stropicciò gli occhi ma la terra vibrava ancora, non poteva essere solo una sua suggestione. Quelle percussioni venivano ora interrotte regolarmente da dei colpi più secchi e decisi che scuotevano la terra e le viscere del vecchio. Ora anche il lamento si era fatto più insistente.

Le sue gambe avevano messo lì radici per la paura e non riuscivano a muoversi. Continuava ad osservare il terreno stupefatto e la sua attenzione fu attirata da un punto che vibrava più intensamente degli altri. Vide la terra gonfiarsi, sollevarsi e levitare come muffa.

Un cratere si era formato. Un incredibile odore di vecchio e di marcio infastidì le narici del custode. Chiuse gli occhi tanto era forte il tanfo e quando lì riapri vide un braccio. Un braccio scarnificato, ricoperto di pustole e vermi, salire lentamente da quel buco. Andava sempre più in in alto, come una trivella pronta a sfondare il cielo.

Quel tanfo si fece ancora più raccapricciante e potente e vide un altro braccio spuntare lentamente da un altro cratere. Lì vide ora occupare l’intera distesa come se stessero compiendo un’ola mano a mano che spuntavano. Il lamento era ora assordante.

Poteva sentirlo esplodere nelle sue orecchie mentre altri pezzi di terra si gonfiavano, lasciando intravedere delle orbite vuote e scheletriche, ruota panoramica di molti vermi. Denti gialli come la follia di cui erano dipinti spuntavano fuori ed il lamento occupò il cimitero con un boato assordante. Il vecchio imprecò più forte che mai, questa volta fu di nuovo coperto, ma la fonte di quella copertura non apparteneva a quel mondo. Da quel mondo stava sfuggendo anche la sua mente, incapace di sostenere tale macabro scenario. Un rivolo di sangue colò dal suo naso, sempre più incessante fino a quando non gli prosciugò tutte le forze e lo fece cadere a terra, in balia di quell’esercito portatore di follia.